Smartphone aziendali: come gestirli con le piattaforme di Mobile Device Management

Con la pratica Byod, che sta per Bring your own device, è sempre più comune che i dipendenti utilizzino i propri smartphone anche per scopi lavorativi. Ma anche nel caso di smartphone aziendali sta diventando sempre più importante la protezione dei dispositivi mobili, dei dati contenuti all’interno e in generale della privacy.

Per questa ragione, in entrambe le circostanze, le aziende stanno facendo sempre più affidamento sul Mobile device management, ossia sull’installazione di piattaforme che permettano ai dispositivi di essere usati in sicurezza e nel rispetto delle policy aziendali. A confermarlo ci sono anche le stime contenute all’interno del report sul tema, pubblicato a marzo 2018 da ResearchandMarkets: il mercato a livello globale legato alle soluzioni per l’MDM è previsto in crescita da 2,8 miliardi di dollari del 2018 ai 7,8 nel 2023.  Nella maggior parte dei casi queste piattaforme sono sviluppate da parti terze e sono realizzate per essere compatibili con diversi tipi di dispositivi. Ma in certi casi sono gli stessi produttori di smartphone e tablet a metterle a disposizione. Vediamo quali sono le caratteristiche principali delle piattaforme per l’MDM.

In linea generale questi sistemi sono utilizzati dalle aziende per poter far rispettare una precisa policy relativa alla sicurezza degli smartphone, la gestione delle password e la protezione dei dati, riducendo per quanto possibile i rischi che ogni dipendente corre usando il proprio device. Una delle principali funzionalità è quella che permette di gestire i dati mobile da remoto, cancellandoli o recuperandoli, quando per esempio il dispositivo viene smarrito, rubato o trafugato. Ma queste piattaforme monitorano, grazie all’installazione di un client, anche l’eventuale esecuzione di comportamenti non conformi alle regole aziendali come l’invio di mail da account aziendali ad altri domini o il passaggio di documenti a dispositivi di storage mobili. Inoltre il controllo avviene anche sul potenziale tentativo di modificare in maniera non autorizzata il software dello smartphone. Ma l’MDM può essere utile anche per la distribuzione automatica di aggiornamenti del sistema, in modo che non sia un’operazione in capo al dipendente.

Un capitolo a parte va dedicato alle cosiddette whitelist e blacklist che queste piattaforme permettono di realizzare. Se da una parte può essere impedito l’accesso a determinati siti o social network, dall’altro può anche essere limitata la possibilità di scaricare determinate app o addirittura l’accesso allo store. E sempre a proposito di applicazioni, l’MDM serve a mettere a disposizione dei dipendenti le app necessarie per la loro attività lavorativa quotidiana che non si possono trovare invece sugli store tradizionali.

Altro punto di interesse riguarda il passaggio di un dispositivo da un dipendente all’altro. Grazie alle piattaforme MDM è più facile riportare allo stato originario lo smartphone o il tablet, in modo che possano essere utilizzati come nuovi a livello di software. In particolare poi è anche più semplice la configurazione iniziale del dispositivo che può essere fatta da remoto direttamente da chi si occupa di IT in azienda. Infine un ulteriore vantaggio dato da questi sistemi riguarda la possibilità di avere rapidamente un supporto da un help center in caso di bisogno.

Un ultimo importante utilizzo delle piattaforme per l’MDM è legato alla gestione del fenomeno del Bring your own device: in questo caso l’utilizzo che se ne fa è legato alla suddivisione dello smartphone tra l’uso a livello privato e quello a livello lavorativo. Ad esempio viene assicurato il rispetto della policy di privacy e sicurezza per le mail aziendali, ma allo stesso tempo è garantita la libertà per quelle inviate a carattere personale. È anche possibile andare a separare quelli che sono i dati privati del dipendente rispetto a quelli legati all’azienda, creando quindi due ambienti distinti tra loro.(fonte: BUSINESS ADVISOR – powered by WIND TRE BUSINESS).

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